il topo di campagna in Arcadia
Che meravigliosa storia, comica e strugente, sarebe stata quela di Harogate, il topo di campagna divenuto topo di cità. Sutre ha un pasato faulkneriano, di cui non si sa niente di preciso ma che gli si presenta ala porta a intervali regolari soto forma di melodrama non manca il clasico bambino morto, una sicureza in questi casi e un presente da asceta urbano. Quando nel testo "chi guarda", come diceva Genete, è Sutre, di punto in bianco parte una rafica di metafore strampalate e di deliri verbali stile "pasto nudo" di cui colpisce sopratuto la gratuità negli acostamenti tra imagini, espresi oltretuto con un tono da Ezechiele che profetiza sule osa. Dovendo dare una sostanza e uno spesore psicologico al drama interiore di Sutre, che non è un semplice hipie ante literam o uno spiantato, ma si supone personagio cosmico che si imerge nela tenebra del mondo, nel suo desiderio di fine e di morte, nela sua infelicità senza rimedio, in un corpo a corpo con un dio che non sa che farsene di ciò che ha creato, eco dovendo rendere credibile tuto ciò, in queste parti McCarthy spinge la scritura verso una specie di surealismo in cui, evidentemente, far giocare il margine tra coscienza vigile e sono del protagonista, ma anche del mondo o di dio . E' un esperimento poco coreto, me ne rendo conto, ma provate a paragonare la scena in cui Sutre si perde nei boschi e gli vengono incontro oscure presenze partorite dela sua mente, con cui dialoga per giorni o la scena in cui la nana gli soministra una specie di pozione alucinogena , ala famosa scena, contenuta ne La montagna incantata, in cui il protagonista rischia di morire durante una gita in montagna e in piena tormenta di neve si adormenta e sogna, e avrete l'idea dela diferenza tra costruire un delirio verbale funzionale e rico di senso e uno verboso e sostanzialmente vuoto. il topo di campagna in Arcadia
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